Attività ragazzi

Associazione culturale

Il Club Haru promuove una scuola etica mediante lo studio delle arti marziali.

La vita del Samurai, presa ad esempio e raccontata ai bambini da trainer esperti, fa emergere e migliora le capacità di risoluzione dei problemi, autodisciplina e auto-motivazione.

Come in ognuna di queste arti, la pratica presuppone la volontà di autodisciplina dell’allievo in quanto i principi teorici e quelli pratici si fondono in un’unica realtà: compiere di ogni gesto un atto di perfezione destinato a durare in eterno.

Disciplina interiore

-Equilibrio e auto-equilibrio: essere persone giuste al posto giusto.

-Autoconoscenza e autostima: credere in sé stessi.

Disciplina-azione

-Uscire dall’egocentrismo, crearsi una visione e saperla condividere.

-La capacità di motivarsi e di motivare.

Attualizzazione

-Vivere i valori: senso della lealtà e del dovere.

-Rispetto per le regole del gruppo.

-Confrontarsi con gli altri per cercare soluzioni.

-Coinvolgersi per vincere le sfide.

EVIDENZE RELAZIONALI TRA LA FIGURA DEI SAMURAI E LA FAMIGLIA

  La famiglia al centro delle relazioni sociali.

La figura femminile ha avuto in Giappone un ruolo fondamentale se si pensa che la fondatrice del paese del Sol Levante fu proprio una dea, Amaterasu70. Alcune fonti tramandano che le donne dei samurai non erano né belle, né colte, né eleganti; sappiamo invece che tenevano al loro aspetto tanto da tingersi le labbra di rosso, depilarsi le sopracciglia, sbiancarsi la pelle con polvere di riso, tingersi i denti di nero, curarsi i lunghi capelli.

La solitudine caratterizzava le loro giornate, in quanto il marito era sempre impegnato in combattimenti lontano da casa. Spesso l’abitazione poteva essere attaccata dai nemici e le cronache tramandano casi di donne che combattevano con l’arco e l’alabarda per difendere la loro dimora. Alcune volte ci sono state mogli che hanno seguito i mariti sui campi di battaglia per dimostrare la loro devozione.

Se l’amore era un sentimento importante per i nobili, che comunque erano poligami, per i samurai, che invece erano monogami, l’amore per la donna si configurava più sotto forma di rispetto che di passione.

Presso i samurai la donna, pur non godendo dell’autorità assoluta, occupava un posto importante nella famiglia. Spesso gestiva le finanze della casa, dirigeva i domestici e l’educazione dei figli e del loro uomo.

Se è vero che esse trascuravano un poco le leziosaggini dei nobili della corte e avevano  una  conoscenza  alquanto  imprecisa  dei  classici  cinesi,  in  compenso  non disdegnavano di comporre versi in lingua yamato, vale a dire puramente giapponese e, almeno nelle famiglie di una certa importanza erano sensibili a parecchie forme d’arte. La famiglia giapponese svolge un ruolo fondamentale per una perfetta integrazione nella società giapponese. Essa è rigidamente basata sulla linea di successione, ove discendenti e figli sono collegati tra loro tramite un'idea di genealogia della famiglia, il che non significa relazioni basate sulla mera successione di sangue, ma piuttosto su un legame di relazione col fine incentrato sul mantenimento e il perpetuarsi della famiglia stessa come istituzione.

Dalla fine del periodo Tokugawa, quando il nucleo familiare di base era costituito dallo ie, fino alla seconda guerra mondiale, quando questo sistema fu smantellato sotto l'egida delle Forze alleate, la struttura della famiglia giapponese ha subito notevoli cambiamenti fino ad arrivare a un concetto di famiglia fondata sulla parità dei diritti per le donne, eredità condivisa tra tutti i figli e libera scelta di carriera e matrimonio.

Per gran parte del XX secolo il modello ideale di famiglia utilizzato in Giappone è quello dello ie, caratterizzato da un sistema patrilineare e da una rigida gerarchia strutturata in base all'età dei suoi membri. Le responsabilità familiari hanno la precedenza sui desideri individuali, poiché la famiglia, piuttosto che l'individuo, è considerata l'elemento collante che garantisce la sopravvivenza all'interno del sistema sociale.

La peculiarità di tale sistema consiste nella caratteristica essenziale, per ritenersi membri di una medesima famiglia, di abitare tutti all'interno della stessa casa e, in caso di mancanza di eredi maschi, di far rientrare nel nucleo familiare anche il genero, o qualsiasi estraneo che abbia anche solo un minimo grado di parentela, al quale viene dato il cognome della famiglia. Ciò può verificarsi anche nel caso in cui i figli maschi non siano ritenuti degni di perpetuare il nome di famiglia. L'ideale tradizionale del sistema ie designa infatti il figlio maggiore come erede della famiglia, il quale diviene responsabile della cura e del sostentamento degli anziani genitori, mentre i figli minori si trasferiscono formando famiglie autonome, che tuttavia rimangono affiliate e subordinate (in base al grado di interdipendenza economica) a quella principale. Il compito principale delle figlie è invece quello di trovare marito presso altre famiglie, col fine di donare degli eredi alla propria casata.

Nella famiglia tradizionale, il matrimonio viene visto come un importante collegamento tra le famiglie ed è fonte di grande preoccupazione in quanto la salvaguardia dell'identità dello ie ha priorità assoluta, sicché il matrimonio combinato è molto diffuso nel Giappone pre-bellico mentre i membri della giovane coppia hanno poca o nessuna voce in capitolo nell'organizzazione. Tali matrimoni sono gestiti da un mediatore  specializzato  che  si  assume  l'onere  e  la  responsabilità  di  comunicare  ai genitori l'eventuale rifiuto o la conclusione positiva dell'accordo. Inoltre, i genitori hanno anche il potere di richiamare i figli presso la propria abitazione se non soddisfatti dell'esito del matrimonio. Il ruolo della donna, una volta entrata nella nuova famiglia, è quello di onorare, più di quanto non faccia con i genitori, i propri suoceri, obbedire e servire il marito, mostrarsi accondiscendente e premurosa. Questa totale sottomissione è la chiave di volta che tiene in piedi l'intero sistema governativo del Giappone e viene considerato l'unico modo per dare pace e stabilità al Paese, benché sia noto il totale sacrificio delle donne a questo tipo di gerarchia.

Attività ragazzi dai 10 agli 11 anni: laboriosità, amicizia, spirito di servizio.

 

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